Karl R. Popper (1902 – 1994) e Thomas S. Khun (1922 – 1996), due tra i più influenti filosofi della scienza del secolo scorso. Due continenti a confronto: anglo-austriaco il primo, statunitense il secondo. Percorsi professionali e di vita diversi, tra aspirazioni musicali, psicologiche e filosofiche, Popper, la carriera da fisico, Khun. I due si trovano impegnati in un dialogo che darà vita ad uno tra i dibattiti più accesi ed interessanti del secolo scorso.
I due filosofi sono affascinati dalla questione del progresso scientifico: in che modo la conoscenza scientifica progredisce? La loro attenzione è rivolta soprattutto al metodo della scienza: in che modo la scienza avanza? Entrambi i filosofi ritengono che la scienza progredisca per sostituzione: vecchie concezioni della realtà vengono “rimpiazzate” da nuove teorie scientifiche. Tra il vecchio e il nuovo vi è incompatibilità: il nuovo sostituisce il vecchio. È sufficiente fare un piccolo “zoom-in” per rendersi però conto delle differenze che intercorrono tra le concezioni dei due studiosi.
Per Khun, la scienza non è tutta “uguale”. Il fisico statunitense distingue tra «scienza normale» (normal science) e «scienza straordinaria» (extraordinary science). La prima è l’attività scientifica di tutti i giorni, per così dire, che per Khun costituisce la maggior parte dell’attività scientifica. La «scienza straordinaria», invece, come la parola stessa suggerisce, costituisce una parentesi eccezionale. Il cammino della scienza sarebbe, quindi, un continuum («scienza normale») lungo il quale si darebbero brevi “intermittenze” («scienza straordinaria»). Mentre nei periodi di «scienza normale», gli interrogativi degli scienziati - i «research problems» in gergo tecnico - non metterebbero in discussione la macro-teoria esistente, anzi proprio da quella muoverebbero, nei periodi di «extraordinary research» gli esperimenti sarebbero rivolti invece a validare, o rigettare, le teorie esistenti.
Per Popper, al contrario, gli esperimenti scientifici sono sempre diretti a mettere in crisi la teoria esistente. Per il filosofo inglese, infatti, il discorso scientifico è sempre un dibattito intorno ai fondamenti. Il punto di demarcazione tra i due pensatori è molto profondo e riguarda la definizione stessa di razionalità. Popper ha in mente la razionalità critica («critical discourse») dei filosofi presocratici. Si tratta di una razionalità che tutto e liberamente mette in discussione, e dunque anche i fondamenti. Questo tipo di razionalità, secondo Popper, si oppone all’atteggiamento di preservazione di una dottrina (più vicino ad un fideismo), perpetuato ad esempio dai filosofi pitagorici. Khun, dal suo canto, ritiene invece che esattamente il superamento di questa razionalità abbia permesso la nascita di un discorso scientifico. In parole povere: proprio il superamento di un discorso critico sui fondamenti rende possibile la costruzione dell’ “edificio” del sapere scientifico; altrimenti non vi sarebbe mai progresso, bensì continuo ri-cominciare. Effettivamente, le due visioni non potrebbero essere più distanti di così. Eppure, proprio in una loro sintesi fiuto possa trovarsi la verità più completa…
Il dibattito tra Khun e Popper, e il loro lavoro magistrale di uomini innamorati della verità, pone tanti interrogativi: come progredisce la scienza? La scienza è sempre rivoluzionaria? Qual è l’atteggiamento saggio di un uomo di scienza?
Il dialogo continua con la Prof.ssa Marta Bertolaso, professoressa di filosofia della scienza e sviluppo umano presso l’Università Campus Bio-Medico di Roma.
Cosa hanno da condividere il concetto latino di Auctoritas e quello di Empowerment? E’ possibile confrontare i loro significati e trovare punti di convergenza tra il mondo classico e quello moderno?
Se l'auctoritas era in grado di far crescere chi si trovava sotto la tutela dell'auctor, allora è necessario domandarsi oggi quale sia il ruolo del manager e dell’imprenditore: sbloccare il valore potenziale della persona, anche di coloro che vivono casi estremi di emarginazione sociale. Questo è esercitare l’auctoritas, questo è fare empowerment.
Oltre a Luca Mongelli e Simone Budini, ospite dell'incontro è stato Antonino Vaccaro, professore nel Dipartimento di Business Ethics e di Negotiation Unit dello IESE Business School, nonchè Direttore Accademico del Center for Business in Society.