Carta del Rector a los estudiantes - 28 de marzo
28 marzo 2020
- Carissime studentesse e carissimi studenti,
con le immagini ancora fresche del Papa Francesco in preghiera dinanzi al Cristo miracoloso, alla Madonna Salus Populi Romani e dell’Adorazione Eucaristica con la benedizione Urbi et Orbi, e con le sue parole che risuonano nelle nostre orecchie con cui ci incoraggia a non avere paura ma a confidare in Gesù (“Tu, Signore, non lasciarci in balia della tempesta”), vorrei inviarvi queste righe.
Anzitutto, spero che tutti stiate bene, chiusi a casa o sottoposti a quarantena perché rientrati nel vostro Paese, come ci è stato richiesto dalle autorità, ma comunque senza aver subìto il contagio del coronavirus. Per le notizie che ho, nessuno è malato, tra gli studenti, i docenti e gli impiegati. Grazie a Dio!
Ci troviamo dinanzi a un’emergenza mondiale che mai avremmo potuto immaginare. Per noi, nella nostra storia come Università, e in particolare per voi, l’Anno accademico 2019-2020 rimarrà fortemente segnato. Vi siete trovati con le lezioni frontali interrotte, la biblioteca e l’Apollinare chiusi… e chiusi anche voi nelle vostre residenze romane, senza poter uscire. Inoltre, si aggiungono l’incertezza del futuro, il non sapere quando e come si riprenderà, quanto durerà questa pandemia e gli effetti che ci saranno su tanti fronti. Mi fa sorridere (almeno internamente) quando qualcuno mi chiede: “quando finirà questo?”, “Sa se dopo Pasqua riprenderemo le lezioni?”, “Gli esami si svolgeranno normalmente o saranno online?”. Mi verrebbe da dire: non sono profeta né figlio di profeta (cfr. Am 7,14).
Fin dall’inizio di questa crisi la nostra reazione è stata quella di continuare, con tutti i mezzi e con tanto sforzo, l’insegnamento in altre modalità. Non ci siamo arresi dinanzi alle difficoltà. Di fatto, abbiamo colto la sfida dell’insegnamento a distanza, adoperando nuove tecnologie (un mistero per molti di noi e di voi) e i risultati ci sono. Voi avete ringraziato per tutto questo sforzo. Devo dire che mi ha impressionato vedere alcuni di voi, rientrati nei vostri Paesi su indicazione delle autorità competenti, alzarsi a metà della notte per seguire le lezioni, che si tengono in diretta via streaming o con video caricati sulla pagina web, negli orari normali come se fossero nelle nostre aule all’Apollinare.
Grazie della vostra risposta. Non vi abbiamo lasciati soli e non vi lasceremo mai. I professori stanno cercando di aiutarvi a poter portare a termine questo anno accademico secondo il calendario previsto. Tuttavia, la responsabilità personale di ciascuno di voi è fondamentale: organizzarsi bene per seguire le lezioni, preparare gli elaborati, dedicare tempo allo studio secondo un orario personale. Pensate non solo al futuro, al servizio che offrirete quando avrete finito gli studi, ma anche al presente: ai benefattori che hanno fiducia in voi e rendono possibile che molti potete accedere a questa formazione di eccellenza. Lo sforzo che hanno fatto per molti di voi, merita di essere corrisposto.
Passano i giorni, le settimane e molto probabilmente avvertiamo la stanchezza. Vi chiedo di continuare, di non mollare. Fra poco avremo la pausa delle ferie della Settimana Santa e di Pasqua.
Queste celebrazioni dell’Anno liturgico ci ricordano che non possiamo nemmeno abbassare la guardia su un altro versante: la preghiera per tutti i vostri colleghi, dipendenti e docenti del nostro Ateneo. Vi ribadisco che per le notizie in mio possesso non risulta, grazie a Dio, nessuno della comunità accademica contagiato e che sia risultato positivo ai test. Ma la nostra intercessione non si ferma lì: copre tutte le nostre famiglie, gli amici, i benefattori, e soprattutto i malati, i loro parenti, il personale medico, oltre ai defunti di tutto il mondo.
Proveniamo da 85 Paesi, luoghi diversissimi, anche per quanto riguarda la diffusione del virus. Perciò vorrei chiedervi di farmi sapere se qualcuno nella sua diocesi, parrocchia, congregazione, movimento, comunità o nella propria famiglia ha persone malate o defunte. Vi assicuro la preghiera mia e di tutti. Vorrei trovare il modo perché queste intenzioni di preghiera possano essere condivise. Se vi vengono in mente possibili modalità fatemelo sapere.
Che Dio vi benedica e che San Josemaría (oggi è l’anniversario della sua ordinazione sacerdotale) e il beato Álvaro ci sostengano nel nostro cammino.
Un grande abbraccio (a distanza di un metro),
Prof. Luis Navarro
Rettore