Organizzata dalle Facoltà di Diritto Canonico e di Teologia, la Settimana di Studio sull’accompagnamento spirituale nei movimenti e nuove comunità ("Aiutare la crescita umana e soprannaturale") si è svolta dal 30 gennaio al 3 febbraio 2023.
L'attività era rivolta principalmente ai membri di movimenti ecclesiali e nuove comunità coinvolti nell’accompagnamento spirituale dei fedeli, per riflettere su possibilità, sfide e questioni ad esso legate, in generale e specificamente all’interno di queste realtà ecclesiali.
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Conclusa la Settimana di studio sull’accompagnamento spirituale nei Movimenti e Nuove Comunità
Le possibilità e le sfide per una crescita umana e soprannaturale
"Aiutare la crescita umana e soprannaturale" di quanti si dedicano alla formazione dei fedeli appartenenti a Movimenti ecclesiali e nuove Comunità, e riflettere sulle possibilità, le sfide e le questioni inerenti queste realtà. È stato questo lo scopo di una specifica Settimana di studio promossa dalle Facoltà di Diritto Canonico e Teologia da lunedì 30 gennaio a venerdì 3 febbraio 2023 presso l’Aula Magna “Giovanni Paolo II”. Vi hanno preso parte circa 130 persone in presenza e altrettante collegate in remoto, di varie provenienze e in rappresentanza di diversi organismi di apostolato ecclesiale.
Il centro non è il carisma ma Gesù Cristo
Ad aprire i lavori della Settimana è stato il Cardinale Kevin Farrell, Prefetto del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita, il quale ha esordito dicendo che “l’oggetto primario dell’accompagnamento spirituale deve essere il progresso ‘reale’ nella vita cristiana”. Ossia, “non l’identificazione con il carisma ma l’identificazione con Gesù Cristo! Il carisma di un movimento è a servizio dell’imitazione e della sequela di Cristo”, ha spiegato. Il Cardinale è intervenuto anche sul tema della libertà, ricordando che ciascuno deve essere libero nello scegliere “l’accompagnatore del proprio cammino spirituale, evitando imposizioni o limitazioni da parte dei responsabili dei movimenti o delle comunità”.
Saper ascoltare e imparare a pregare
L’Arcivescovo emerito di Reggio Emilia-Guastalla, Massimo Camisasca, ha incentrato l’intervento sull’accompagnamento inteso come cammino di formazione. “Il primo passo di un vero accompagnamento è l’ascolto. Se la santità è ascoltare Dio, essa la si può imparare, quasi senza accorgercene, da una persona che ascolta, che mi ascolta”. In questo modo, la direzione spirituale si trasforma “in una scuola di preghiera, intesa come dialogo con Dio”, anche perché “senza educazione alla preghiera non vi è cammino verso Dio”. La strada più semplice e più fruttuosa per insegnare a pregare – ha concluso Camisasca – “è aiutare la persona a vivere in una comunità che prega”.
Fiducia e formazione
Il canossiano p. Amedeo Cencini, della Pontificia Università Salesiana, ha aperto la seconda giornata dei lavori ponendo l’attenzione sulla figura dell’accompagnatore inteso “come quell’aiuto di natura spirituale che un fratello maggiore, nella fede e nel discepolato, offre a un fratello minore, perché costui possa scoprire l’azione di Dio nella sua vita e decidere liberamente di rispondervi”. In questo processo, che prevede lo svolgimento di un “prezioso incarico” nella Chiesa, diventa centrale la formazione: “l’accompagnatore spirituale dev’esser formato ad accompagnare proprio il processo decisionale. Anzi a promuoverlo come il normale modo di essere del credente, il quale, infatti, è uno che a ogni istante si chiede dove sia Dio, cosa gli stia dicendo, donando, chiedendo”.
Intimità e riservatezza
Della Distinzione di ruoli fra autorità e accompagnamento spirituale ha parlato invece Eduardo Baura, della Facoltà di Diritto Canonico: “Colui che nei movimenti ha la responsabilità di governare esercita una funzione sociale per il bene della comunità. La sua potestà non è un ambito di dominio in beneficio proprio, bensì una capacità di esercitare una funzione di cui i membri della comunità hanno bisogno”, ha sottolineato il professore. In questo senso, “l’accompagnamento spirituale ha come finalità quella di seguire una persona nel suo itinerario spirituale, allo scopo di orientare ed illuminare la coscienza ed esortare a seguire una determinata direzione verso una meta, la quale non può che essere la perfezione cristiana voluta da Dio per il fedele interessato”. Resta chiaro che “la direzione spirituale si svolge nell’ambito dell’intimità e quindi della riservatezza”, ha concluso Baura.
Verso il desiderio di verità
Ad aprire i lavori della quarta giornata di studio è stato il Vescovo Rino Fisichella, Pro-Prefetto del Dicastero per l'Evangelizzazione, intervenendo sul tema Formare evangelizzatori, uomini e donne di Dio. A questo riguardo, “dobbiamo chiederci cosa possiamo fare per il mondo e quale sapore possiamo dare ad esso”. È necessaria, insomma, “una nuova consapevolezza dei cristiani che si renda capace di entrare nel cuore delle culture, di conoscerle, comprenderle e orientarle verso quel desiderio di verità che appartiene ad ogni uomo e ogni donna in ricerca del senso della propria vita”. Fisichella ha quindi posto l’accento sul concetto di missione intesa come vocazione: “senza la missione, non c'è Chiesa; su questo dovremo essere sempre molto radicali. La missione è annuncio di una verità che è stata consegnata sotto la responsabilità di mantenerla dinamicamente integra fino alla fine dei tempi”.
Autentico discernimento
Nel corso della Settimana si sono anche affrontati alcuni temi spinosi come quello degli abusi di potere, di coscienza e spirituale. A questo proposito, Davide Cito, docente di Diritto penale canonico presso la Facoltà di Diritto Canonico, ha ricordato che “laddove non siano adeguatamente separati foro esterno e foro interno si corre il rischio che si insinui una pratica di abuso di potere, spirituale e di coscienza perché si possono mescolare le due dinamiche”.Entrando nello specifico, il docente ha risaltato alcuni punti del can. 219 del Codice di Diritto Canonico, dove si evidenziano “non solo tutte quelle forme che in modo diretto o indiretto ostacolano ad esempio la libera scelta di tipo vocazionale”, ma anche gli elementi di grave responsabilità “per coloro che svolgono una funzione di formazione, guida e direzione”, chiamati a favorire “un autentico discernimento vocazionale” senza autoritarismi abusivi.
Non si può rimanere neutrali
Su come accompagnare le persone ferite da abusi è intervenuta invece Suor Anna Deodato, del Servizio della Conferenza Episcopale Italiana per la tutela dei minori. “Accompagnare una persona che è stata ferita coinvolge in una lotta profonda e drammatica: non si può rimanere neutrali, occorre prendere una posizione dinanzi al male compiuto, al dolore subito, all’ingiustizia che scava solitudine, desolazione e rabbia nell’intimo della persona coinvolgendo evidentemente anche la sua fede”. In questi casi è importante “con molta discrezione e delicatezza aiutare ad entrare in una preghiera semplice, del cuore, favorendo l’espressione dei sentimenti in un dialogo a tu per tu con Gesù, o col Padre, o con Maria. Una preghiera che privilegi la relazione piuttosto che la regola”.
La complementarietà con la psicologia
Di Distinzione e complementarità tra accompagnamento spirituale e psicologia ha parlato il Vescovo di San Benedetto del Tronto Carlo Bresciani, mostrando come “la psicologia può descrivere solo una parte importante della realtà umana, ma non è in grado di dare ad essa l’orizzonte ultimo, ciò che riguarda il 'da dove vengo', 'dove vado, 'per che cosa vivo?”. In ogni caso, “se con i metodi della psicologia si può aiutare qualcuno a raggiungere una maggiore libertà concreta e una maggiore disponibilità a seguire Gesù, la fede cristiana non può che trarne vantaggio”, ha commentato il Vescovo.
Rispetto della dignità personale
A chiudere i lavori della settimana è stato Luis Navarro, Rettore dell’Università della Santa Croce, con una relazione incentrata sul rispetto della dignità umana e cristiana della persona. “Un primo passo per favorire un accompagnamento rispettoso è quello di essere consapevole della persona che ho davanti, della sua dignità. Ogni fedele è figlio di Dio, e dovrà essere trattato come tale”. Pertanto, “colui che accompagna ha una funzione di illuminare, orientare, osservare per capire verso dove lo Spirito guida quell’anima. Ma non può imporre: la sua funzione è di servizio, non di dominio”. “L’ammirazione dinanzi a chi è accompagnato ci porterà a un rispetto della sua persona, che mai potrà essere eccessivo. Spero che lungo questi giorni abbiamo potuto scoprire aspetti su cui possiamo migliorare in questo servizio alle anime. Un servizio voluto da Dio per la sua Chiesa”, ha concluso Navarro.
Una serie di workshop con casi pratici hanno consentito ai partecipanti alla Settimana di condividere esperienze e testimonianze, che saranno poi utili nel loro servizio di accompagnamento nelle rispettive Comunità.